Gli assolutismi di solito mi lasciano un po’ perplesso e con la voglia di approfondire. In generale, si dice che chi pratica arti marziali non dovrebbe allenare la forza massimale perché causa, normalmente, una riduzione di potenza, esplosività e altri effetti collaterali che un lottatore non dovrebbe avere.
Me lo ha detto un allenatore proprio di recente. Ma io non sono d’accordo, perché come non esistono obiettivi assoluti per tutti, non esiste nemmeno una scelta assoluta di questo genere che sia giusta per tutti.
Generalmente la ragione per dire questa cosa, e quindi non ambire all’aumento della sezione muscolare e della massima forza, è dovuto al fatto che nelle competizioni, la vittoria si ottiene con un misto di cose che è potenzialmente in contrasto con gli obiettivi. Per esempio, l’ipertrofia muscolare può causare un aumento di peso e una riduzione di velocità che potrebbero portare l’atleta a competere in una fascia diversa, dove altri più leggeri saranno più veloci.
Se ci soffermiamo sulle categorie “no contact”, cioè dove il punto si ottiene senza affondare il colpo, questo diventa un grandissimo svantaggio. Ma cosa succede se ci si trova a dover lottare per il KO? Allora le cose cambiano. Guidare un camion non è certo qualcosa di agile da fare per strada, ma di certo in uno scontro frontale tra una panda e un tir, non ci sono molti dubbi su quale dei due mezzi sia più funzionale, no?
La mia riflessione, stavolta abbastanza breve, vuole evidenziare come gli assolutismi siano da evitare, o quanto meno da prendere con le pinze, perché rischiano di creare dei pregiudizi limitanti nel modo in cui affrontiamo la vita.
Questo è vero per gli allenamenti e sono sicuro che, guardandoti attorno, troverai almeno una decina di altri assolutismi che ti arrivano addosso come fossero leggi. Dalla dieta da fare o da non fare, buoni e cattivi, musica e rumore, e così via.
Allora via con gli assolutismi. Usiamoli pure per velocizzare, ma ricordiamoci sempre che l’assoluto è, il più delle volte, relativo.