Sento spesso, alcune volte troppo spesso, parlare di motivazione come fattore guida della performance di un atleta, o in generale come attore principale del successo di una persona, anche al di fuori dello sport.

Tuttavia, io ho un’opinione abbastanza forte sul tema, ed è che la motivazione è sicuramente importante, ma non è l’elemento fondamentale del successo di una persona. In questo articolo voglio spiegare il perché.

Sulla motivazione ci sono fiorenti studi, lunghi anche molti decenni e fatti da illustri psicologi, che la dividono e categorizzano in vari modi. Un fattore comune alla maggior parte delle teorie che ho studiato, tra le quali per esempio quella dell’autodeterminazione (Deci e Ryan), che è tra le mie preferite, riguarda il fatto che la motivazione sia qualcosa che ha un carattere effimero e dinamico per eccellenza. Se ci pensiamo, la parola stessa, nella sua etimologia, rimanda all’idea di muoversi verso qualcosa, dunque di cambiare.

Questa caratteristica della motivazione fa sì che sia per natura incostante e che, quando presente, possa spingere l’essere umano a cambiare direzione anche rispetto a qualcosa che era molto motivante in precedenza.

Invece, ciò che penso possa essere molto più rilevante, e che nello sport è fondamentale, è la disciplina. Essa è più un attributo del carattere di una persona. La disciplina ha sicuramente una base che dipende dall’individuo, ma è fortemente influenzabile attraverso allenamento e stimoli. Una volta che la disciplina viene allenata e sviluppata, essa diventa parte di noi, come un’abitudine.

Perché questa caratteristica è importante?

Proviamo a immaginarla al contrario. Supponiamo di avere una cattiva abitudine che ci porta a mangiare male e troppo quando siamo sotto stress. Non dobbiamo decidere di farlo e non abbiamo bisogno di cercare elementi intrinseci o estrinseci che ci spingano a farlo. Semplicemente lo facciamo, e probabilmente, prima dei sensi di colpa, ci sentiamo anche bene a farlo. Ecco, la disciplina è uguale, ma in positivo.

Quella mattina in cui ci si trova con molto sonno e tanta voglia di darsi per dispersi, la disciplina sarà lì, dove la motivazione non potrà raggiungerci, e ci farà preparare il borsone e andare ad allenare. Ma questo vale anche nella spinta a cucinare un pasto sano, ad aprire un libro e leggere, a studiare quel video corso rimasto indietro da tempo.

Ma quindi la motivazione è male?

Assolutamente no! La motivazione è importantissima, ma non va confusa con ciò che ci fa avere successo nella vita. Raggiungere i proprio obiettivi dipende da altro. Tuttavia, la motivazione è qualcosa che ci permette di allenare e stimolare la disciplina, aiutandoci a costruire quell’insieme di abitudini e di capacità di sforzo che ci porteranno al risultato.

Insomma, per capirci, la motivazione è quella che ci spinge a iscriverci in palestra, ma la disciplina è quella che si costruisce usando la motivazione come spinta per trasformare un impulso in un’abitudine.

Da oggi sono teoricamente abilitato a insegnare: è merito della disciplina.

Per portare un esempio di ciò che sto dicendo, voglio raccontare (e anche un po’ celebrare) un passo che ho fatto oggi verso i miei obiettivi. Ho acquisito un titolo riconosciuto dal CONI (tecnicamente il primo di una serie che ho in piano per quest’anno) come istruttore di baby fitness.

Si tratta di qualcosa di minuscolo e neppure lontanamente paragonabile ai lunghi anni di studi che si fanno in facoltà dove si studia lo sport e la fisiologia umana a 360 gradi, ma è comunque un tassello importante per il mio percorso personale.

Qualche giorno fa un amico mi chiedeva di cosa mi drogassi per mettermi a studiare la notte o in ogni momento libero della giornata, nonostante il lavoro, i figli e tutti gli altri impegni. La verità è che la mia droga è solo la disciplina, per l’appunto. Ma come ci sono arrivato? Anni fa mi fecero la stessa domanda quando studiavo di notte, durante i viaggi in metro o nelle pause pranzo, per prendere le certificazioni informatiche di vario genere.

Ebbene, la disciplina è qualcosa di contestuale. Si può avere alta disciplina nello studio, ma non nello sport. La disciplina va a braccetto con la forza di volontà, ed è ciò che lega gli aspetti razionali del perché facciamo qualcosa, con le risorse emotive e fisiche che abbiamo, sostanzialmente direzionandole verso il nostro scopo.

Nel caso di questo corso, come dicevo il primo di altri 4 quest’anno del mio percorso come istruttore sportivo riconosciuto dal CONI, tutto è nato con i miei figli.

Infatti, da quando hanno iniziato con lo sport, io ho ripreso a studiarlo e a praticarlo con maggiore impegno e costanza e mi sono deciso a dedicare molte delle mie risorse per essere qualificato e preparato nel seguirli a tutto tondo.

I fattori specifici sono stati 2: poter accompagnare i due più grandi alle competizioni di Karate, dove per scendere nell’area di gara è necessario avere un titolo riconosciuto dalla federazione, e l’avvio del piccolo alla scoperta dello sport.

Il primo elemento mi ha fatto riprendere la via del Karate-Do, portandomi a iscrivermi al corso da allenatore della FIK, mentre il secondo mi ha portato a studiare sia il corso semestrale dell’università della Florida su come formare atleti dalla prima giovinezza fino al massimo dello sviluppo, e poi a seguire questo corso sugli allenamenti di fitness per bambini dai 5 ai 10 anni.

Lo studio di questi corsì è impegnativo e porta via diverse ore tra letture, video, ma soprattutto prove pratiche da fare con i miei figli, con relative frustrazioni (si sa che ti seguono di più i figli degli altri che i tuoi).

Ebbene, la motivazione è stata la scintilla per iniziare, ma poi ciò che l’ha tenuta viva è stato il mio sfidarmi e allenare la disciplina, che mi ha fatto guardare una lezione sulle fibre muscolari invece di fare doom scrolling e fare due risate su Instagram.

Inoltre, la disciplina ha poi portato ulteriore motivazione, perché trovandomi a studiare, anche quando non sentivo la spinta motivazionale originale, mi trovavo a voler ispirare altre persone a intraprendere percorsi sportivi, e mi sono ritrovato a fare quasi da “venditore” con amici e parenti, riguardo a quanto bene facesse lo sport e quanto facile fosse iniziare.

Dunque, la disciplina mi ha portato a superare gli esami, prima con me stesso, dello studio e della conoscenza, poi quelli pratici, coinvolgendo i miei figli, e infine quelli ufficiali, superando le prove per avere gli attestati di quei corsi che, se per qualcuno sono solo pezzi di carta, per me rappresentano invece il frutto di un cammino, passi in avanti che mi portano più vicino a ciò che voglio, cioè essere competente e poter accompagnare i miei figli in un percorso sportivo, finché non saranno in grado di farlo da soli.

Cosa mi porto a casa da questa riflessione?

La motivazione è importante ma spesso non abbiamo controllo su di essa. Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi abbiamo bisogno di altro: la disciplina. Un esercizio utile per usare la motivazione per costruire la disciplina è quello di avere un mantra, una frase o qualcosa che ci ricordi di un obiettivo, quando ci troviamo di fronte a un potenziale comportamento indisciplinato. Per esempio, suona la sveglia e invece di alzarmi, rimango a letto e la rimando (riduce la disciplina). Invece posso decidere di alzarmi subito e allenare la disciplina. Stessa cosa con il “doom scrolling”: magari ho un po’ di video educativi da guardare, e un piccolo “reminder” dalla motivazione può spostarci dai meme di instagram a un minicorso di 15 minuti che ci spiega qualcosa di utile, allenando la disciplina e facendoci apprendere qualcosa di nuovo.

Dunque, la disciplina si può allenare e la si può costruire. Come? Un coach ti aiuta a costruirla. La forza di volontà e la struttura possono darti slancio nel trasformare azioni volontarie in abitudini.

La disciplina è contestuale, ma è trasferibile, per esempio lo sforzo nello studio che ho messo per le certificazioni informatiche si è in parte trasferito alla disciplina legata allo studio nello sport. Come? Sfruttando la “addiction” di dopamina che avevo quando ricevevo un titolo ufficiale di qualifica.

Insomma, se i primi 20 giorni dovrai forzarti a fare 10 minuti di esercizio al mattino, dal ventunesimo in poi, essa diventerà un’azione positiva e automatica che ti farà stare meglio ogni giorno, anche quando proprio non avrai voglia.

Colgo anche l’occasione per ringraziare enti come FIK, FIF, CSEN e le varie università con cui sto studiando, per l’opportunità che mi concedono, e per i materiali di qualità con i quali è possibile studiare in maniera scientifica e seria.