Stavo navigando su Instagram, in particolare sul profilo di un atleta brasiliana di karate-do di soli 14 anni che ha già vinto diverse medaglie e sembra promettere bene per il futuro della parte sportiva di quest’arte.

Il suo post mi aveva attratto perché stava eseguendo un kata che amo molto, con alcuni “errori” che sono principalmente dovuti al fatto che la ragazza sta allenando un kata sportivo.

Ma la mia attenzione è stata letteralmente rubata dai commenti. Oltre ai soliti “haters” convinti che una cosa serva e l’altra no, c’era chi provava a dare consigli e feedback costruttivi e veniva a sua volta bullizzato dal resto delle persone.

Ci sono due aspetti di questo evento che mi hanno spinto a scrivere un altro articolo: uno legato all’aspetto sportivo, e l’altro più in generale sull’uso dei social.

Inizio dalla parte sportiva. Innanzi tutto, trovo inutile per chi pratica un’arte marziale, qualsiasi essa sia e in qualsiasi forma e stile, rispondere o entrare negli argomenti di chi mostra solo ignoranza. Sarebbe solo una perdita di tempo. Mi riferisco, per esempio, a quelli che di fronte a una ragazza che allena con disciplina e impegno un kata, la criticano dicendo che “non funzionerà mai nella difesa personale”. Sono frasi ignoranti nel senso stretto del termine, perché chi lascia quei commenti non ha né la più pallida idea, in generale, di cosa sia la difesa personale, né di come, in qualche modo, un kata (come qualsiasi altra cosa) possa aiutare o meno in quel contesto.

Fermo restando che di solito, a fare questi commenti, sono fanatici di altri sport, come può essere la boxe, mma, kick boxe e così via, dove si lavora sul contatto, l’ignoranza di cui parlo sta nel fatto che, come ho detto già in un altro articolo, stanno paragonando la funzionalità di una cosa con un risultato che non è minimamente legato a ciò che viene allenato. Come dire a uno che fa tiro al piattello, che il suo allenamento non funzionerebbe in trincea.

Inoltre, basterebbe non fare di tutta l’erba un fascio, per rendersi conto di quanto ci si sta sbagliando. Per esempio, se un praticante di MMA dicesse che il karate è inutile in generale per la lotta uno contro uno, dimenticherebbe tutta un’area, molto meno visibile perché non sportiva, di stili di karate a pieno contatto dove si usano esattamente le stesse tecniche (ma basate sull’arte Okinawense) dell’MMA, con prese, leve, proiezioni, colpi a pieno contatto su tutto il corpo (per esempio il Kyokushin Kai) e così via. È karate anche quello, ma di quello probabilmente non avrebbero la stessa opinione di quello della ragazza di cui stavo parlando.

Il problema sta nel fatto che ognuno tende a vedere, evidentemente, negli altri, i propri stessi obiettivi o idee, rimanendo ignorante di quale sia il fine dell’altra persona e di quanto grande possa essere la parte che non conosce (principio di Dunning-Kruger).

Infatti, dubito che la ragazza in questione avesse in mente l’idea di allenare un kata per diventare “invincibile” per strada. Lei allena altre cose che le servono per ciò che lei desidera, esattamente come un calciatore o una ballerina allenano qualcosa di (cinicamente) inutile e sicuramente non funzionale all’obiettivo di chi commenta.

Inoltre, il pericolo di chi rimane in quell’ignoranza, è di pensare di avere invece un grande vantaggio rispetto a uno che non pratica la sua stessa arte, in un contesto di difesa personale, dove invece è facile dimostrare che neppure essendo il più grande lottare di MMA, Muay Thai e Boxe messi insieme, si può dire di avere vantaggi significativi.

Quindi, se avessi parlato alla ragazza che ha ricevuto i commenti un po’ da bulli, le avrei detto qualcosa di rassicurante, per esempio di continuare per la sua strada, perché non c’è niente di stupido o banale nel praticare un’arte, fintanto che si lavori sulla consapevolezza di quale sia lo scopo per cui la si pratica.

Che sia Karate, bjj o tai chi, praticate sport che vi permettano di conoscere meglio il vostro corpo, di migliorare la salute fisica e mentale e ignorate gli ignoranti.

Detto ciò, passerei al secondo aspetto, che è il social media. La ragazza in questione è estremamente giovane per l’esposizione che ha. Infatti, si tratta di una ragazza di 14 anni. I social sono posti pericolosi se non si è sviluppata una capacità auto critica con cui difendersi dal naturale bisogno di approvazione e conferma dal resto del mondo.

Prima dell’era di internet, la ricerca di approvazione avveniva nel vicinato, che, con vantaggi e svantaggi, veniva da una cultura che difficilmente si poteva discostare in maniera troppo estrema da chi si esponeva al giudizio. Ora, il vicinato è tutto il mondo, e più si è visibile, più culture ci arrivano addosso.

Credo che non sia un male in senso assoluto, ma è sicuramente necessario imparare (o farsi aiutare) a distinguere ciò che ha senso da ciò che non lo ha, e a crescere nella direzione in cui si sappiano gestire emozioni che, inevitabilmente, sorgeranno quando si sentirà qualcuno che avrà commenti, anche pesanti, per deridere ciò che stiamo facendo.

Insomma, puntiamo a ciò che vogliamo e non lasciamo che l’ignoranza ci trascini al suo livello e ci faccia desistere dal godere del nostro percorso.

Cosa fare quindi?

Prima cosa: quando critichi qualcosa, cerca di essere la prima persona a farsi la domanda se tu non stia osservando gli altri attraverso i tuoi occhiali, invece di essere aperto a capire quali siano i suoi obiettivi e come altri possano essere costruttivi.

Seconda: metti sempre in discussione con te stesso e con chi ti vuole vedere “vincere” se quello che stai facendo sia in linea con ciò che vuoi raggiungere.

Terza, ma non meno importante: ignora gli ignoranti, poiché non aggiungono nulla se non rumore alla tua capacità di raggiungere gli obiettivi che ti sei posto. Ricorda: nei social, la piazza si estende per tutto il mondo.